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Jorge Luis Borges (1899-1986)

Diciassette haiku
da La cifra
(Mondadori, Milano, 1982, pp. 134-141.)
traduzione italiana di Domenico Porzio

1

Qualcosa me han detto
la sera e la montagna.
Ma l’ho perduto.


2

La vasta notte
no è ora null’altro
che un profumo.


3

Esiste o no
il sogno che smarrii
prima dell’alba?


4

Mute le corde.
La musica sapeva
quello che sento.


5

Oggi non ride
il mandorlo dell’orto.
È il tuo ricordo.


6

Oscuramente
libri, stampe, le chiavi
han la mia sorte.


7

Da quel giorno
non ho toccato i pezzi
sulla scacchiera.


8

Sopra il deserto
avvengono le aurore.
Qualcuno lo sa.


9

L’oziosa spada
sogna le sue battaglie.
Altro è il mio sogno.


10

L’uomo è spirato.
La barba non lo sa.
Crescono le unghie.


11

Questa è la mano
che tal volta toccava
la tua chioma.


12

Sotto la gronda
lo specchio non riflette
più che la luna.


13

Sotto la luna
l’ombra che si allunga
è una sola.


14

È un impero
quella luce che muore
o una lucciola?


15

La luna nuova
Lei pure la guarda
da un’altra porta.


16

Lontano un trillo.
L’usignolo non sa
che ti consola.


17

La vecchia mano
ancora scrive versi
per dimenticare.

 

 

 

 

I diciassette haiku
Traduzioni realizzate da Anna Lisa Somma


1

Qualcosa m'han detto
la sera e la montagna.
Ma l'ho perduto.


2

La vasta notte
non è ora altra cosa
che una fragranza.


3

Esiste o no
il sogno che smarrii
prima dell'alba?


4

Mute le corde.
La musica sapeva
quello ch'io sento.


5

Oggi non mi rallegrano
i mandorli del giardino.
Sono il tuo ricordo.


6

Oscuramente
libri, stampe, chiavi
han la mia sorte.


7

Da quel giorno
non ho mosso - i pezzi
sulla scacchiera.


8

Sopra il deserto
avviene l'aurora.
Qualcuno lo sa.


9

L'oziosa spada
sogna le sue battaglie.
Altro è il mio sogno.


10

L'uomo è morto.
La barba non lo sa.
Crescon le unghie.


11

Questa è la mano
che talvolta toccava
i tuoi capelli.


12

Sotto la gronda
lo specchio non riflette
più che la luna.


13

Sotto la luna
l'ombra che s'allunga
è una sola.


14

È un impero
questa luce che muore
o una lucciola?


15

La luna nuova.
Anch'ella la guarda
da un'altra porta.


16

Lontano un trillo.
L'usignolo non sa
che ti consola.


17

La vecchia mano
continua a tracciare versi
per l'oblio.

 



La salvezza per le opere

tr. Tilde Riva
(cit. da Tutte le opere – vol. II, Mondadori, 2003, pp. 1421-1423)

In un autunno, in uno degli autunni del tempo, le divinità dello Shinto si riunirono, non per la prima volta, a Izumo. Si dice che fossero otto milioni, ma sono un uomo molto timido e mi sentirei un po’ sperduto tra tanta gente. Inoltre, non conviene maneggiare cifre inconcepibili. Diciamo che erano otto, giacché l’otto è, in queste isole, di buon augurio.

Erano tristi, ma non lo parevano perché i volti delle divinità sono Kanjis che non si lasciano decifrare. Sulla verde cima di un colle si sedettero in tondo. Dal loro firmamento o da una pietra o da un fiocco di neve, avevano sorvegliato gli uomini. Una delle divinità disse:

Molti giorni, o molti secoli fa, ci riunimmo qui per creare il Giappone e il mondo. Le acque, i pesci, i sette colori dell’arcobaleno, le generazioni delle piante e degli animali, ci sono riusciti bene. Affinché tante cose non li opprimessero, demmo agli uomini la successione: il giorno plurale e la notte unica. Concedemmo loro anche il dono di provare alcune variazioni. L’ape continua a ripetere alveari; l’uomo ha immaginato strumenti: l’aratro, la chiave, il caleidoscopio. Ha anche immaginato la spada e l’arte della guerra. Ha appena immaginato un’arma invisibile che può essere la fine della storia. Prima che accada questo fatto insensato, cancelliamo gli uomini.

Si misero a pensarci. Un’altra divinità disse senza imbarazzo:

È vero. Hanno immaginato quella cosa atroce, ma anche questa che sta nello spazio che abbracciano le sue diciassette sillabe.

Le scandì. Erano in un idioma sconosciuto e non potei intenderle.

La divinità maggiore sentenziò:

Che gli uomini perdurino.

Così, per opera di un haiku, la specie umana si salvò.

Izumo, 27 aprile 1984 Jorge Luis Borges, “Atlas”

 

in: Nuovi racconti di Bustos Domecq, Jorge Luís BORGES, Adolfo Bioy CASARES
1985, La Biblioteca di Babele 31, Franco Maria Ricci, Milano
con Jorge Luis BORGES
p. 13 ==> 49

La salvezza per le opere, tr. Tilde Riva
1991, Oscar. La Biblioteca di Babele 32, Arnoldo Mondadori Editore, Milano
con Jorge Luis BORGES
p. 9