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Haiku di Carla De Bellis
http://alessandrina.librari.beniculturali.it/paginaweb/debellis/Biografia.htm

Carla De Bellis è nata ad Arpino nel 1948 e vive a Roma. Lavora presso la Facoltà di Lettere dell'Università " La Sapienza ", dove si occupa di letteratura italiana svolgendo seminari e ricerche in particolare sulla tradizione lirica.
Ha pubblicato saggi sulla letteratura del Rinascimento e sulla poesia contemporanea.
Nel 1991 e nel 1999 ha publicato, per i tipi delle edizioni Empirìa, un poemetto e una raccolta di versi haiku dal titolo, rispettivamente, Gli antri, le alture, la preda e l'armi ed Esercizi di pieno e di vuoto.

Esercizi di pieno e di vuoto, Roma, Empirìa 1999
Sul vuoto del silenzio si aprono immagini in forma di parola che vanno a segnare il bianco della pagina. Il bianco, il vuoto, il silenzio fervono di segni nascosti che affiorano in brevi bagliori oppure in ritagli di ombra. Questi Esercizi, piccoli oggetti graficamente cesellati in versi quinari e settenari, richiamando la pratica dell'haiku giapponese muovono ritmi e scansioni propri del linguaggio poetico italiano e suscitano forme vivamente modellate dal presente e lasciate poi pendere sul tempo. Gli Esercizi sono suddivisi in capitoli: Esordio, Le stagioni , L'arco del giorno , Miti e leggende , Ritratti, Clausola.


Esordio

É come un lago
il sogno: le onde chiudono
curve le sponde

 

Le Stagioni

Primavera

Punta d'acciaio
il grido della rondine,
se è vetro il cuore.

Petali tinti
di narcisi e pervinche.
Bianchi i giacinti.

Glicine stilla
il suo umor di crepuscolo.
Ne piange l'alba.

É sospirando
che il petalo si stacca
dal cieco fiore.

Estate

Lucente rotola
nel folto delle foglie
a grani l'aria.

Vampe di fiori
s'attorcono nei vasi,
e in giù traboccano.

Azzurre stelle
e verdi come il mare.
Sopra le zolle

Trafitta l'acqua
aprono acuti abissi
i dardi e abbagliano.

Autunno

Brillio di gocce
sullo stelo piegato
Sull'aspro cardo.

Maligne le acque
legate nella gola
mandano lampi.

Amaro è il vento.
Verdi ancora le foglie
tremano e cadono.

Opachi i rami
s'abbracciano lontano.
d'un tratto un raggio.

Inverno

Cessa il lucente
crollare delle frange.
La pioggia è spenta.

Sferule ed aghi
nessun monile intessono
ma in giù s'inseguono.

I nembi s'aprono.
Precipita dall'alto
radioso un drappo.

Pungono l'aria
a tramarla di trine
bianchi cristalli.

 

L'arco del giorno

É un dio che tende
con fervida baldanza
L'arco del giorno.

Lancia l'aurora
contro il cielo, al risveglio,
gli aurei cuscini.

A piedi nudi
sul velo della notte
l'aurora avanza

Veli su veli:
silenzioso fruscio.
L'alba si leva.

Bianca sul bianco
cede la luna all'alba.
Tremula, pallida

Al chiaro - incerti
se alba o tramonto -
stanno gli abeti.

Sui cinque cerchi
rosati d'ogni fiore
leggero è il giorno.

Siccome è candida,
l'aria raccoglie i gialli
lumi dei fiori.

Fili di luce:
ognuna delle foglie
si lega al ramo

Candido un fiore
dentro il sole è sospeso.
Già in ombra gli altri.

Alte s'incurvano
le chiome ad arco: corpo
ha l'aria denso.

Seta si tende
azzurra sulla volta.
Più chiara è ai bordi.

Lieve di rose
un velo si è levato
vestendo nuvole.

Si spezza infine
color di viola l'acqua
curva sui sassi.

Rupi, archi e torri,
rossi crolli, voragini.
Arde e nereggia.

Leccano argento
lingue di violaciocca.
langue la sera.

A gocce gli astri
si spargono sui monti,
dolcebrillando.

Rapida scende
Il riso della maga
s'oscura. É notte

Neri sul nero
gli alberi si protendono
É cibo il buio

Cola sui rami
il nero. A densi grumi
scorre la notte.

Dal nero emerge,
come l'acqua di un pozzo.
Specchia sé stessa.

Crespa la nube
dentro un'acqua di luna.
Lancio la lenza

 

Miti e leggende

Corpo non corpo
hanno gli dei celesti.
Rugiada è il sangue.

Atteone

A lui cacciatore
come preda dilania
l'avida vista

Fugge ormai cervo,
squassando d'echi il bosco
al tonfo e al battito

Narciso

Ama Narciso
nell'acqua verde e argento
diverso viso.

Contende ad Eco
disarmato Narciso
specchi di voce

Teme Narciso
di stupirsi in un fiore
al suo risveglio

Eco

La piega il suono
in lente onde le chiome
Lungo è l'errare.

Corpo di donna
ha la parola. Concavi
suoni si colmano.

Solo i lembi Eco
afferra del silenzio
negato sposo.

Endimione

Dorme l'amato.
Bianchi sogni lunari
Velano gli occhi.

Candida luna
tornisce eburnee membra
a ignaro amante

Una santa

Gialle le viole
al sorriso di piccola
santa dormiente.

L'angelo infero

D'arduo smeraldo
l'atra fronte dell'angelo
presaga splende.

L'angelo celeste

Greve di viole
trascorre sulla lampada
l'ala dell'angelo.

 

Ritratti

Ritratto di un fanciullo

Piccoli vortici
agli angoli del labbro
avvitano ombre

Come la viola
s'incupisce lo sguardo,
tenera e oscura

Ritratto in chiesa

Splende la mano
contro il lume sospesa
tra note d'organo.

Su fondo oro

Le braccia allarga:
si schiara e si dispiega
il groppo d'ombre

Alto egli canta
il vulnere e la fiamma
come dolcezze.

Degli occhi

Un lampo a volte
nell'acqua dei suoi occhi
solleva un'onda.

Tersa si tende
come ala di gabbiano
l'ombra degli occhi

 

Clausola

Per esercizio
d'oblio lenta le rose
nel vaso infilo